Dare a Cesare…

La complessa costruzione culturale di ogni società

Italo Leone

Matteo (22,15-22) e Marco (12,13-17) riportano nei loro vangeli, quasi con le medesime parole, la risposta di Gesù ad alcuni Farisei inviati per metterlo in difficoltà di fronte al potere romano. Alla domanda se è lecito pagare il tributo all’Imperatore, Gesù chiede di portargli un denaro e, mostratolo, domanda di chi è l’immagine impressa sulla moneta. E quando quelli rispondono che è di Cesare, Gesù dice: “Rendete a Cesare le cose di Cesare e a Dio le cose di Dio”.Gesù, come altri fondatori di religioni e maestri di pensiero, non ha scritto nulla. Altri poi hanno riportato le sue parole e ricordato i fatti della sua vita, dandone ognuno la propria interpretazione. Così fece il primo dei testimoni, Paolo, ebreo romano che non conobbe Gesù ma ne predicò il messaggio tra i gentili.
Credo che bisogna prendere le mosse da questi fatti per capire le caratteristiche del messaggio cristiano: Gesù, ebreo osservante, dice che il suo Regno non è di questo mondo, che Dio ha creato il sabato per l’uomo e non l’uomo per il sabato; che il suo messaggio è per i poveri in spirito e per quelli che si fanno semplici come i bambini. Non propone una morale con norme rigide; non appare come il fondatore di una religione che deve dominare su tutte le altre e organizzata in una rigida gerarchia di sacerdoti, vescovi e Papi. Il suo messaggio è volto a sovvertire i valori del suo tempo: tutti siamo fratelli in Cristo e figli del Padre celeste, e solo nell’osservanza di questo fondamentale comandamento di amore è la salvezza dell’anima.
Tutto ciò che nella storia del Medioevo cristiano ha prodotto la supremazia morale e il potere temporale della Chiesa, la lotta contro le eresie, le Crociate, l’Inquisizione, il successo degli ordini monastici in risposta a situazioni contingenti, non ha mai modificato la sostanza del messaggio originale. Il tempo può far sì che il messaggio si adegui alle situazioni più disparate appunto perché, in fondo, non è legato a un contesto sociale, politico, economico specifico.
Il Cristianesimo sopravvive alla caduta dell’Impero romano, al Sacro Romano Impero, all’Illuminismo razionalistico, al trionfo della società borghese, alla teoria di Copernico come a quella di Darwin, alla psicoanalisi di Freud come allo strutturalismo del Novecento. E può sopravvivere perché l’interpretazione letterale del Testo lascia spazio al gioco ermeneutico dell’interpretazione nel corso della storia.
Il mondo occidentale è cristiano per queste caratteristiche e la società occidentale può accogliere modi di vestire, di divertirsi, e stili di vita diversi grazie alle più innovative tecnologie proprio per questo.
Islam significa letteralmente ‘abbandono, sottomissione fiduciosa a Dio‘. Il messaggio di Allah è stato rivelato a Maometto, ultimo dei profeti, e riportato nel Corano, un libro che deve essere letto e studiato nella lingua araba, perché non è soggetto all’interpretazione, ma è la parola immutabile di Dio.
Il Corano non dà solo indicazioni sul modo di pervenire alla salvezza, ma detta le regole dell’azione politica, della preghiera, della conduzione della famiglia, del cibo da consumarsi, del rapporto uomo-donna; indica le  leggi, immutabili nel tempo, cui deve sottostare la società musulmana.
L’idea illuministica che le leggi sono il prodotto di un accordo umano sancito nelle Costituzioni dei vari Stati contrasta profondamente con la concezione musulmana dello Stato, ancora legato all’esistenza di forti rapporti tribali.
Con la fine del colonialismo politico europeo dopo la seconda guerra mondiale e con il contemporaneo sviluppo economico, gli stati arabi e i Paesi a religione musulmana, sotto la spinta della supremazia tecnologica dell’Occidente, si sono in parte adeguati al modello sociale e politico delle democrazie occidentali, ma il richiamo religioso ai valori del Corano contrasta profondamente col sistema delle democrazie europee e americane.
E allora può capitare che una studentessa tunisina impieghi cinque anni a completare una tesi di laurea in ingegneria per dimostrare  che la terra è piatta e immobile e che è il sole a girarle attorno, per «rovesciare le leggi di Newton, Keplero e Einstein, vista la debolezza dei loro fondamenti e  proporre una nuova visione della cinematica degli oggetti conforme ai versetti del Corano».
E’ all’incirca quello che la Chiesa del tempo contestò a Galilei, quando scrisse un libro che accoglieva come valido il sistema copernicano e sconfessava la teoria tolemaica della Terra al centro dell’Universo. 
Solo per la diffusione mediatica dell’accaduto la tesi di laurea è stata respinta dall’Università.
Capire la differenza di fondo nel modo di concepire il messaggio religioso ci può aiutare a capire che quello che sta avvenendo a Parigi, Berlino, Stoccolma, Londra, New York non è la conseguenza di una guerra di religione, ma la conseguenza di una diversa costruzione culturale delle società in cui viviamo.
Una costruzione che sia da una parte che dall’altra non può essere messa facilmente in discussione, perché rischiamo il crollo di tutto il mondo in cui crediamo e che vogliamo difendere dal caos.

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