Come bollire la rana, ovvero… La strategia della gradualita’

Siamo rane messe a bollire dentro un pentolone a fuoco lento, siamo  bravi soldatini che marciano sincroni senza sapere dove stanno andando, né tanto meno perché…  (Dal libro “Schiavi nel tempo”  di I. Petruzzi)

Francesco Marchetti

Il principio della rana bollita è un principio metaforico raccontato dal filosofo statunitense Noam Chomsky, per descrivere una pessima qualità dell’essere umano: ovvero la capacità di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi. Ma vediamo in che cosa consiste il principio della rana bollita:“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”
(Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky)
In verità il fenomeno della rana bollita risale ad una ricerca condotta dal “John Hopkins University” nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che, lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita.
Questo e il principio che una maggioranza trasversale della attuale classe politica sta applicando per smontare pezzo per pezzo la Costituzione che i padri costituenti (dei veri giganti a fronte del nanismo degli attuali politici) ci hanno trasmesso, regalandoci più di mezzo secolo di prosperità nella libertà.
Oggi ci dicono che, riducendo il numero di parlamentari risparmiamo un caffè al giorno, tacendo che le loro pensioni, i loro stipendi, le loro auto blu ed i loro privilegi (sanità viaggi mensa ecc… ecc…) continuano a costarci, non un caffè, ma ben più di un cappuccino con il cornetto e la spremuta di arancia… ma si sa la politica ha un costo, ci dicono, ed è giusto che i cittadini lo paghino.
Intanto domani ci diranno che, avendo ridotto il numero dei parlamentari, bisognerà modificare i collegi elettorali.
Ma se modifichiamo i collegi elettorali, bisognerà modificare il bicameralismo perfetto.
Ma se aboliamo il bicameralismo perfetto, bisognerà modificare il modo di eleggere il Capo dello Stato.
Ma se modifichiamo….ecc… ecc..
E così, di modifica in modifica, smonteranno l’intera Costituzione repubblicana che dal 1945 ad oggi con i suoi pesi e contrappesi ha garantito democrazia, libertà e progresso, sostituendola, come hanno fatto per le province, con una struttura oligarchica in cui il potere si gioca all’interno dei partiti e dei palazzi del potere, escludendo di fatto, come per le province appunto, il cittadino elettore.
Purtroppo Il principio della rana bollita ci dimostra che, quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta da diventare quasi invisibile, sfugge alla coscienza critica dell’elettorato e non suscita, per la maggior parte dei cittadini, nessuna reazione e nessuna opposizione. La fine della democrazia in Italia, intesa come espressione della volontà dei cittadini elettori, e non come espressione di una oligarchia autoreferenziale chiusa in se stessa, sarà identica a quella della rana bollita…
Bisogna saltare! E, badate bene, non si tratta di fuggire, ma, con le regole della democrazia e della Costituzione ancora in vigore, i “Liberi e Forti” accantonando momentaneamente, in nome del bene comune, il loro particolare (liberisti o collettivisti che siano) in un comune patto per la libertà e la democrazia, dovrebbero concordare le possibili soluzioni, per opporsi ad un disegno liberticida prima che sia troppo tardi.
“…Un sogno utopistico, dirà qualcuno, ma soltanto un sogno, e dunque non degno di essere perseguito. Ma se non sognassimo mai, e se non ci sporgessimo mai a tentare di afferrare la sostanza dei nostri sogni, non faremmo mai alcun progresso…” (Robert Baden Powell, 1925).

 

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